mercoledì 19 dicembre 2018

STEP #23 - La sintesi finale



Questo blog è un omaggio al cappello ed a tutti coloro che, indossandolo, fabbricandolo, immaginandolo nelle fogge più svariate, immortalandolo in forme artistiche, MATERIALI diversi che ne hanno fatto la storia come possiamo vedere in svariati prestigiosi DIPINTICuriosità, notizie, aneddoti, PROVERBI, vizi e virtù di questo oggetto d’abbigliamento funzionale ed estetico ad un tempo scorrono sullo sfondo dei grandi eventi storici i cui protagonisti arrivano a noi quasi sempre accompagnati da un COPRICAPO, che possiamo chiamare nei nomi più svariati.
Quella del cappello è una vita lunga quanto quella dell’uomo che lo ha ospitato sulla propria testa e vasta come il MONDO in cui viviamo: dalle origini più lontane in Egitto, in Grecia, in Asia fino all’epoca più moderna quando in Europa si diffonde la moda del cappello elegante, a partire dalla Francia e dall’Inghilterra per arrivare alla grande produzione e le INDUSTRIE italiane dell’Ottocento e del Novecento. Presente in tutte le civiltà è un simbolo dalle molte valenze, culturali, sociali, individuali, infatti il cappello e' spesso presente nella LETTERATURA di molti periodi storici. Il cappello influenza i codici comunicativi, rappresenta visioni del mondo, è metafora della creatività che si sprigiona dalla sede del pensiero sulla quale sta appoggiato. Un esempio nell'era moderna e' il cappello nelle IMMAGINI come la sua presenza anche nelle copertine di cd di MUSICA.
Il cappello cela il capo ma sotto di lui anche il volto muta il proprio aspetto in un giuoco di ammiccamento, seduzione, provocazione che lo rende davvero strumento di magia di grande FANTASIA. La forma  e il DESIGN del cappello segue la forma della testa ma al tempo stesso la trascende e parla una lingua propria capace di amplificare le relazioni comunicative. Il cappello e' un oggetto talmente potente che viene usato nelle pubblicità', inoltre le PUBBLICITA' dei più' famosi cappelli sono rimaste nella storia. Mettersi il cappello, togliersi il cappello, cambiare cappello, compiere dei NUMERI con il cappello: gesti che si compiono sul palcoscenico quotidiano per assumere ruoli diversi, per cambiare la propria immagine e forse le proprie idee, uno spettacolo di complicità in cui uomo e cappello sono entrambi primi attori, fino ad essere presenti, nel caso del cappello della celebre azienda Borsalino, sui FRANCOBOLLI.
Questo blog è un ABECEDARIO per il riconoscimento ai depositari della nobile arte della cappelleria, a quanti, negozianti, produttori, venditori lavorano per custodire e valorizzare la tradizione del cappello come SIMBOLO dell’eleganza  messa a dura prova dalle mode “globalizzate” e dalla mancanza di ritualità del vivere contemporaneo. E’ anche un modo per sentirsi parte di una lunga storia cercando di custodire questa lunga tradizione italiana anche attraverso la registrazione di BREVETTI per evitare lo sfruttamento dell'invenzione.

E’ un ringraziamento a chi ha posto le basi della grande tradizione artigiana e le ha dato lustro: ai “maestri” ai "PROTAGONISTIche, con coraggiosa fiducia nel progresso e nella SCIENZA, si sono impegnati ad apprendere i segreti della meccanizzazione dando vita all’industria destinata a diventare vanto italiano con i primi CATALOGHI per mostrare i nuovi cappelli alla moda; ai primi artigiani-negozianti che lavoravano in famiglia e vendevano direttamente i loro manufatti; a tutti gli sconosciuti lavoratori che, con la loro abilità e la loro sapienza hanno permesso ai grandi di entrare nel teatro della storia con in testa quell’oggetto divenuto spesso inseparabile dai personaggi che lo portavano sul capo fino a diventarne elemento di identificazione.
Il cappello e' uno strumento di fascino e di eleganza, nel cappello le persone ritrovano un segno di individualità e di personalità, come per altri possono essere altri OGGETTI che hanno segnato la loro vita. E perché no, per aiutarci a capire a pieno il cappello ecco una breve BIBLIOGRAFIA essenziale per essere guidati nel labirintico e seducente viaggio alla scoperta del cappello.


mercoledì 28 novembre 2018

STEP #22 - Le cose sui francobolli


Il francobollo dei 160 anni della Borsalino

1119447Proprio per celebrare i 160 anni della Borsalino il 4 aprile 2017 era stato emesso un francobollo da 95 centesimi.
L'azienda sta vivendo un momento molto complesso. Qualche tempo fa è stata coinvolta nel crack del gruppo di Marco Marenco, che negli anni precedenti l'aveva rilevata.
Il 18 dicembre 2017 il tribunale ha respinto la seconda richiesta di concordato per evitare la bancarotta della Haeres Equita srl, società dell'imprenditore svizzero Camperio, che gestisce l'azienda dopo l'affitto del ramo. È quindi ufficiale il fallimento. 
La produzione però continua. In fabbrica ci sono tensione e nervosismo. "Questa è una situazione che ha dell'assurdo. C'è lavoro e ci sono ordini e, per questo, dopo la decisione del tribunale, non si può che essere arrabbiati", dice Maria Iennaco, della Cgil, che esprime lo stato d'animo dei lavoratori Borsalino, nello storico stabilimento di Spinetta Marengo, alle porte di Alessandria.
Nonostante le traversie della proprietà, la Borsalino continua ad avere un forte appeal sui mercati interno e internazionale con un fatturato di 15 milioni di euro nel 2015.  

STEP #21 - Un ABC


A - Alice (nel Paese delle Meraviglie)
Chi non conosce la storia di Alice nel paese delle meraviglie? Il Cappellaio Matto   è probabilmente l' unico vero amico di Alice, che crede in lei quando nessun altro lo fa. Non ha paura di nulla e farebbe di tutto per proteggerla, anche a costo della vita. Il Cappellaio e' fabbricante di cappelli per la Regina Bianca, 

B - Baseball
Il berretto da baseball è un tipo di copricapo morbido, dotato di una lunga visiera, ricurva o piatta. Fa parte della tradizionale uniforme da baseball indossata dai giocatori, con l'orlo rivolto in avanti per proteggere gli occhi dal sole.

C - Cuoco
La toque blanche è il tipico cappello da cuoco.È solitamente alto, cilindrico, a pieghe, spesso gonfio in cima, di color bianco, specifico per i cuochi e, in particolare, del capo chef durante l'attività culinaria. È il simbolo per eccellenza della professione e dell'arte culinaria, e cioè parte essenziale dell'abbigliamento tipico del cuoco.
D - Dopoguerra
Nei ricchi guardaroba dei nobili della Mitteleuropa, che viaggiano sull’Orient Express si vedono di nuovo i lucidi cilindri. Si torna alle corse e i più giovani hanno in testa il Derby un’aggiornata versione americana della bombetta: più piccolo, meno impegnativo lo si può indossare di giorno anche in città. Siamo negli Anni Venti.

E - Ermes
Ermes, figlio di Zeus e della ninfa Maia, in origine, fu un dio della natura, Nelle rappresentazioni più diffuse, appare come un giovane vestito di semplici abiti (come un pastore o viaggiatore), sulla testa sfoggia il petaso, ovvero un cappello alato.

F - Feltro
Tra i materiali adatti a costituire un copricapo, quello universalmente utilizzato è il feltro. Il feltro è protagonista incontrastato sulla scena dei copricapo da uomoIl feltro è la più antica forma di panno e l’arte della feltratura pare fosse ancora più antica di quella della tessitura. 

G - Giullare
Lo sciocco, il buffone di corte, il giullare, ha ispirato la figura del Jolly nei mazzi carte, ma anche molte altre immagini. Il particolare e il suo cappello matto, molto colorato, lunghe punte con campanelli attaccati al fondo.

H - Hepburn
Indimenticabile protagonista di “Colazione da Tiffany”. I suoi cappelli e copricapi, unico strappo alla filosofia “less is more”, che l’accompagnò per tutta la vita: non sapeva resistere al fascino di tese larghe, feltro e copricapi originali e pregiati. 

I - Industria
Il nord dell’Italia sembra godere per natura di condizioni favorevoli alla nascita dell’industria cappelliera. Prima fra tutte la disponibilità d’acqua, un fattore fondamentale nel processo di lavorazione. E poi la mano d’opera specializzata che è elemento determinante per un ciclo produttivo che, almeno fino all’Ottocento, è principalmente manuale.

K - Kangol
L'arte del cappello. Kangol e' una famosa marca di cappelli con Sede a Londra, Regno Unito. Il Fondatore e' Jacques Spreiregen che ha fondato l'azienda nel 1938.

L - Lobbia
Il Lobbia ha l’ala rialzata e la piega centrale simile ad una ammaccatura. Il nome deriva da quello del deputato Cristiano Lobbia che nel 1869 durante un’aggressione fu colpito alla testa con un bastone che infossò il suo cappello.Un cappellaio intraprendente approfittò della pubblicità suscitata dalla vicenda per mettere in vendita cappelli “alla Lobbia”.

M - Mutinelli 
Mutinelli e' la Cappelleria piu' famosa d'Italia. Le sue affascinanti vetrine si trovano a  Milano, C.so Buenos Aires e stata fondata nel 1888. All'interno, cappelli di tutte le fogge e dei marchi più diversi, tutti con alla base una grande lavorazione.

N - Nero
Sognare un uomo con un cappello nero riflette i timori del sognatore o sognatrice legati ad un potere maschile oscuro e minaccioso che può essere simbolo di un sé rinnegato del sognatore, oppure rispecchiare la paura della forza e del potere altrui.
O - Oro (di Berlino)
Il Cappello d'oro di Berlino è un manufatto risalente alla tarda Età del bronzo realizzato in una sottile lamina d'oro. Si presume che sia stato insegna di divinità o di religiosi, collegati ad un culto solare molto diffuso in Europa nella tarda Età del bronzo.Il Cappello d'oro di Berlino è stato acquistato nel 1996 dal Museum für Vor- und Frühgeschichte di Berlino, ed oggi è esposto nel Neues Museum.

P - Panama
Questo copricapo porta il nome della città di Panama perché quest'ultima è stata per secoli il suo principale scalo commerciale. E' un tipo di cappello da uomo, leggero, di colore chiaro e a tesa larga. Tradizionalmente viene intrecciato a mano con fibre ricavate dalle foglie ancora tenere di una palma nana.

Q - Qatar
In Qatar gli uomini usano il Kandura di cui fa parte copricapo tradizionale  kefiah, che nella loro tradizione il Kandura Qatari è fatto spesso di materiale lucido. In genere, di seta, cotone, lana o lino: a scacchi neri o rossi  e bianchi. Viene indossata come copricapo, mettendola a triangolo sulla testa, di modo che ricada sulla nuca per un lato e sulle spalle con gli altri due. 

R - Regina 
Celebri sono i cappelli indossati dalla regina Elisabetta II che, sembra, dal giorno della sua incoronazione, come ricorda il settimanale francese 'Point de vue', ne abbia indossati oltre cinquemila. Tutti diversi l'uno dall'altro.

S - Simbolo
Il cappello e' presente in tutte le civiltà è un simbolo dalle molte valenze, culturali, sociali, individuali; influenza i codici comunicativi, rappresenta visioni del mondo, è metafora della creatività che si sprigiona dalla sede del pensiero sulla quale sta appoggiato.

T - Testa
La testa è la parte del corpo umano a cui questo capo di abbigliamento, il cappello, e' destinato a coprire in modo parziale o totale.

U - Unisex
Unisex è un termine con il quale si fa riferimento a qualunque cosa sia adattabile sia ad un uomo che a una donna. Il cappello e' un capo di abbigliamento che eccetto modelli stravaganti puo' essere indossato sia da uomini che da donne.

V - Visiera
Parte del berretto che sporge in avanti per riparare il viso dalla pioggia o dalla luce:a forma di mezzaluna che, collocata sopra la fronte, serve a proteggere gli occhi dalla luce o dal sole

Z - Zucca
La Zucca "Cappello da prete"  è una zucca tipica della pianura reggiana e mantovana. Ha forma a turbante, da cui il nome, con la falda inferiore più o meno sviluppata, buccia grigio verde. 

lunedì 26 novembre 2018

STEP #20 - Una bibliografia essenziale

                       Bibliografia

Chapellerie Paris



I testi di seguito elencati sono una breve bibliografia essenziale per essere guidati nel labirintico e seducente viaggio alla scoperta del cappello.

Si tratta di libri preziosi, spesso usciti dai cataloghi o conservati nei Musei del cappello. Sono essi stessi testimonianze storiche.
Questa bibliografia racchiude una ricca documentazione di nomi, luoghi, metodi di lavoro, marchi, personaggi della grande tradizione della cappelleria.
R. BARGELLESI L. GIANNETTA (a cura di), ll cappello tra storia e futuro. Alberto Lattuada e gli studenti del Polimoda, Edizioni Polistampa, Firenze, 2004
A. CAMPIONE, Il cappello da uomo-Men’s hats, BE-MA Editrice, Milano, 1988
A. COLONETTI G. SASSI M.M. SIGIANI ( a cura di ), Cosa ti sei messo in testa. Storia e geografia del cappello, Mazzotta, Milano, 1991
G. FOLLEDORE, Il cappello da uomo, Zanfi Editori, Modena, 1988
F. MONDOLFO, Tanto di cappello. Il copricapo da uomo nella sua storia. I materiali. La lavorazione. Il museo verbanese, Alberti Libraio Editore, Verbania, 1997
N. PAFUNDI, Cappelli e bastoni, PAFPO editore, Milano, 1998
L. RAMENZONI, Manuale del cappellaio, Ulrico Hoepli, Milano, 1906
L. SPINA (a cura di), L’arte del cappello in Valle Cervo. Cultura materiale nel biellese, Sandro Maria Rosso Editore Stampatore, Biella Piazzo, 1990
M. VANNI (a cura di), Il cappello e la creatività, Carlo Cambi Editore, Poggibonsi (SI), 2005
M. VANNI (a cura di), Identità e diversità. Il cappello e la creatività, Carlo Cambi Editore, Poggibonsi (SI), 2004

STEP #19 - Un protagonista

Monsieur Gibus

È nel 1812 che il francese Antoine Gibus ebbe un’idea rivoluzionaria per rendere più maneggevole e pratico il cilindro. Grazie ad un ingegnoso sistema di sottilissime molle d’acciaio applicato al suo interno era possibile appiattirlo con la semplice pressione della mano. Così lo si poteva portare sottobraccio o depositare più agevolmente nei guardaroba dei locali alla moda o all’Opera.
Il cilindro di monsieur Gibus fu chiamato anche chapeau claque per il rumore prodotto dallo scatto delle piccole molle quando lo si rimetteva in forma.

cappelli a cilindro
La ventata di estro e fantasia portata dal movimento romantico si fa sentire anche nella moda e intanto si subisce il fascino dell’eleganza inglese di cui George Byron è esponente notissimo mentre negli ambienti mondani fanno scuola il cilindro, il bastone e l’occhialino, inseparabili complementi del cosiddetto “dandysmo” di cui Lord George Brummel sarà considerato signore ineguagliabile.
La forma a cilindro resta prevalente anche se varia l’altezza della cupola sino ad arrivare alle enormi tube di fine secolo. Il cappello resta rigido e voluminoso.

STEP #18 - Le industrie delle cose

L’arte si fa industria

Stampa d'epocaIl nord dell’Italia che sembra godere per natura di condizioni favorevoli alla nascita dell’industria cappelliera.
Prima fra tutte la disponibilità d’acqua, un fattore fondamentale nel processo di lavorazione. E poi la mano d’opera specializzata che è elemento determinante per un ciclo produttivo che, almeno fino all’Ottocento, è principalmente manuale.
Verso la fine del Settecento un personaggio si distingue tra i fabbricanti di cappelli: è Giovan Battista Gnecchiche impianta a Milano il primo stabilimento “moderno” d’Italia. Seguendo l’esempio del collega parigino Leprevost introduce e perfeziona l’uso della seta nella fattura dei cappelli. Alessandria, Intra, Biella, Monza, Montevarchi sono le sedi storiche della tradizione artigiana. Alla fine dell’Ottocento esistevano fabbriche anche a Voghera e Cremona.
E intanto resistevano anche numerose botteghe caparbiamente attaccate alla lavorazione a mano che certo, almeno in questa fase di meccanizzazione non ancora perfetta, garantiva un cappello più pregiato per morbidezza, durata e cura delle rifiniture.
Nel 1857 Giuseppe Borsalino e il fratello Lazzaro iniziano a produrre cappelli di pelo in un laboratorio artigianale di Alessandria ponendo le basi di quell’arte che renderà le loro creazioni sinonimo di eleganza italiana. La Borsalino divenne famosa per i suoi feltri “piuma” e per il modello “alla diplomatica” Nel 1874 sono documentate numerose industrie a Intra.
Si trattava del resto di una zona di antica tradizione visto che almeno dall’inizio del XVIII secolo venivano fabbricati cappelli sulle rive del lago Maggiore. Era stato lo stesso conte Borromeo a finanziare l’impianto di una fabbrica di cappelli fini.
Dei cappellai intresi decisi a farsi imprenditori si conoscono i nomi: Frova, Nava, Petroli e più tardi all’inizio dell’Ottocento Albertini, ma certo su tutti si impone la figura di Giovanni Panizza il cui nome diventerà uno dei marchi più famosi nel mondo.
Aperto a Griffa nel 1881 il Cappellificio Panizza raggiunge in breve un indiscusso prestigio. Il suo nome si lega ai cappelli sportivi ed eleganti ad un tempo, realizzati con feltri leggerissimi detti Bon Voyage e con feltri di colore misto ottenuti impiegando poche decine di grammi di materia prima.
In anni più recenti le sponde del lago hanno dato i natali al Berrettificio Verbano. Fondata da un ex dipendente della Panizza questa piccola azienda artigiana si distingue per l’alta qualità della lavorazione ed i materiali di pregio.
Un’altra area piemontese famosa per i suoi cappellifici è certamente il Biellese. Laboratori artigiani spesso impiantati in casa esistevano qui fin dai primi dell’Ottocento, ma il vero passaggio all’industria si ebbe con la nascita nel 1862 della ditta Rolando Barbisio e Milanaccio. Il cappello Barbisio deve la sua prodigiosa diffusione alla qualità della lavorazione affidata alle mani espertissime di operai “figli e nipoti di cappellai”.
Specializzata nella produzione di cappelli esotici, i suoi modelli vennero apprezzati ed esportati sui mercati del Sud America. Nel 1897 nasce il cappellificio Cervo a Sagliano Micca che lega il suo nome al famosissimo “Princeps” sinonimo di eleganza e qualità. Ad Adorno nel 1885 una società formata da quindici cappellai dà vita al cappellificio Grosso Valtz e C.
La Toscana, incontrastata signora della produzione di cappelli di paglia non manca di dare il suo contributo anche nella
Panama cappello produzione del feltro: a Monte- varchi nella prima metà dell’Ottocento è attivo il cappellificio Giuseppe Rossi e più tardi, nel 1918 Nino Donati inizia a produrre cappelli per uomo e donna dopo aver commerciato trecce per fabbricare cappelli di paglia.
Nel 1850 nasce la Ditta Tesi come manifattura di prodotti per la fabbricazione dei cappelli in paglia. Già alla fine dell’Ottocento l’Azienda diventa produttrice di cappelli finiti. Sono famosi i suoi “Leghorn”, le “Magline” , i “Canotti” che tutto il mondo conosce come i modelli “Chevalier”, “Boater”, “Sailor”.
panama tesiLa Tesi, ormai alla quinta generazione ha oggi assunto un ruolo di primo piano nella finitura dei Panama prodotti in Ecuador: una scelta importante dovuta anche al calo della produzione di grano per fare la paglia di Firenze. Alla terra toscana appartiene anche l’arte della conciatura che è alla base della produzione dei cappelli in pelle, in primo luogo quella di montone.
E certo in questo settore va ricordato il cappellificio Anne Mary di Empoli. Completa il quadro la zona della lucchesia grande produttrice di berretti.
All’estero Mayser in Germania con i suoi modelli tipici regionali bavaresi e lo sportivo “traveller”; Flechet, in Francia, famoso per i suoi finissaggi velour; Hückel, cecoslovacco, specializzato anch’esso nel velour e in particolare per i modelli ebrei “da rabbino”; Stetson, nord americano, leader nella produzione del classico cappello cow-boy proposto in una innumerevole varietà di modelli e colori western.
Pur non essendo fabbriche, due famose cappellerie si sono distinte per aver avuto laboratori di finissaggio particolarmente attrezzati e specializzati: Lock, maestro londinese della bombetta e Gélot a Parigi, in Place Vendôme, il più ricercato per i copricapi alla moda fatti su misura.

mercoledì 21 novembre 2018

STEP #16 - La scienza

Il Cappello Di Carta Stagnola




Ricordate il film “Signs” durante il quale i protagonisti indossano dei copricapi di carta stagnola nell’illusione di proteggere la propria mente ed i propri pensieri da influenze aliene



Basi scientifiche

L'idea che un cappello di alluminio possa significativamente ridurre l'effetto di una radiazione sul cervello dell'indossatore ha un vago fondamento di validità scientifica.Una recinzione in alluminio costituirebbe infatti l'approssimazione di una gabbia di Faraday, riducendo l'intensità delle onde radio, tipicamente innocue, che passano attraverso la superficie.
 Un semplice esperimento per mettere alla prova può consistere nel piazzare una radio a modulazione di ampiezza su un foglio d'alluminio e poi coprire la radio stessa con un cestino di metallo. Questo conduce ad una notevole riduzione della potenza del segnale. L'efficienza di tale involucro nel bloccare la radiazione dipende dallo spessore della carta stagnola. Con un foglio di alluminio spesso mezzo millimetro, una radiazione di circa 20 kHz verrebbe in parte bloccata, sebbene un singolo foglio non sia sufficiente poiché troppo sottile.
Uno studio di alcuni laureandi del Massachusetts Institute of Technology ha determinato che il cappello d'alluminio può attenuare le radiazioni a seconda della frequenza. A frequenze Wi-Fi (ca. 2.4 GHz) è attenuato fino a 90 dB; l'effetto appare essere grossomodo indipendente dalla posizione relativa dell'indossatore e della sorgente della radiazione.




STEP #23 - La sintesi finale

Questo blog è un omaggio al cappello ed a tutti coloro che, indossandolo, fabbricandolo, immaginandolo nelle fogge più svariate, imm...